Passa ai contenuti principali

"Le Baccanti" di Euripide in scena al Teatro San Lorenzo alle Colonne

Dal 26 al 30 maggio 2015, avrà luogo al Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano, lo spettacolo "Le Baccanti" di Euripide, promosso dall'associazione "Kerkìs. Teatro antico in scena".


"Le Baccanti" é una tragedia di Euripide, scritta tra il 407 ed il 406 a.C. pochi mesi prima della morte dell'autore.
L'opera fu rappresentata ad Atene pochi anni dopo (forse nel 403 a.C.), nell'ambito di una trilogia che comprendeva anche "Alcmeone a Corinto" (oggi perduta) e "Ifigenia in Aulide". 
Tale trilogia di opere fruttò all'autore una vittoria postuma alle Grandi Dionisie di quell'anno (le Dionisie nell'antica Grecia, erano delle celebrazioni liturgiche dedicate al dio Dioniso. Nel corso di queste festività gli autori erano chiamati a gareggiare in agoni tragici).

Il soggetto principale di questa tragedia é Dioniso, dio del vino, del teatro e del piacere fisico e mentale in genere, nato dall'unione tra Zeus e Semele, donna mortale. 
A seguito dell'invidia delle sorelle della donna e del nipote Penteo (re di Tebe), si sparse la voce che Dioniso in realtà non fosse nato da Zeus, negandone quindi la natura divina e considerandolo un comune mortale.

Nel prologo della tragedia, Dioniso affermando di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo, indusse un germe di follia in tutte le donne tebane che fuggirono sul monte Citerone per celebrare riti in onore di Dioniso (diventando quindi Baccanti, ossia cultrici di Bacco).
Ma questo fatto non convince Penteo che continua a non riconoscere la divinità di Dioniso, e, nonostante il nonno Cadmo e l'indovino Tiresia tentino di dissuaderlo, il re di Tebe fa arrestare il dio.

Nel frattempo, dal monte Citerone giungono notizie inquietanti sulle donne che, in un momento di furore dionisiaco, si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana, invadendo poi alcuni villaggi, devastando tutto, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione. 

Penteo, convinto da Dioniso, si maschera da donna per poter spiare di nascosto le Baccanti; ma 
queste gli si aizzano contro (sotto incitamento del dio).
Sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto, si avventano su di lui e lo fanno a pezzi. 
Per un tragico scherzo del destino, la prima ad infierire su Penteo fu sua madre Agave, la quale giungendo a Tebe ancora sotto il delirio di Baccante e con la testa di suo figlio impilata sulla sommità di un bastone che ella porta con sé, appena dopo essere rinsavita, si accorse con orrore di ciò che aveva fatto.

A questo punto riappare Dioniso (deus ex machina), che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo ed Agave a essere esiliati in terre lontane. 
Con l'immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda.

Per chi volesse avere informazioni sullo spettacolo, allego il link di riferimento al sito di "Kerkìs. Teatro antico in scena":
http://kerkis.net/Spettacoli/Baccanti-di-Euripide




Commenti

Post popolari in questo blog

Dalle cariatidi al "De Architectura" di Vitruvio

La "cariatide" (detta anche "canèfora") é una scultura utilizzata come colonna, che rappresenta una figura femminile.  Secondo l'architetto romano Vitruvio, che ne parla già all'inizio del primo libro del suo " De Architectura ", il nome (karyàtis) significherebbe "donna di Karya": le donne di quella città del Peloponneso sarebbero infatti state rese schiave, pur mantenendo le loro vesti e attributi matronali, dopo la sconfitta e la distruzione della loro patria, come punizione per l'appoggio fornito ai Persiani.  In seguito gli architetti greci le avrebbero raffigurate come sorreggenti il peso dell'edificio, per tramandare il ricordo dell'evento.  Il libro di Marco Vitruvio Pollione, intitolato "De Architectura" (ovvero, "Sull'Architettura") é un trattato latino scritto intorno al 15 a.C.  E' l'unico testo sull'architettura giunto integro dall'antichità e divenne il fondamen

I miti dell'Antico Egitto

La civiltà egizia è una delle prime del mondo; ebbe inizio circa nel 2575 a.C. .  La cultura egizia sopravvisse alle invasioni successive dei Persiani, dei Greci e dei Romani; ma quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'impero romano, i templi egiziani furono costretti a chiudere. Le antiche tombe divennero abitazioni di eremiti cristiani, i simulacri degli dèi furono distrutti ed andò dimenticato il significato delle iscrizioni geroglifiche (che furono decifrate solo a partire dal 1822 quando gli interessi europei in Egitto raggiunsero un alto livello). Le storie raccontate quali semplici miti (ad es. l'uccisione di Osiride) erano in realtà, per gli antichi Egizi, credenze religiose ben salde. Sappiamo che alcuni di questi miti venivano recitati durante le cerimonie rituali che si svolgevano nel tempio, ma, sebbene in Egitto fosse usato un sistema di scrittura fin dal 3000 a.C., la maggior parte delle storie che si raccontano sul conto delle divinità

Arlecchino servitore di due padroni

“ (Smeraldina) Dirò, come dice il proverbio: noi abbiamo le voci, e voi altri avete le noci. Le donne hanno la fama di essere infedeli, e gli uomini commettono le infedeltà a più non posso. Delle donne si parla, e degli uomini non si dice nulla. Noi siamo criticate, e a voi altri si passa tutto. Sapete perché? Perché le leggi le hanno fatte gli uomini; che se le avessero fatte le donne, si sentirebbe tutto il contrario. S’io comandassi, vorrei che tutti gli uomini infedeli portassero un ramo d’albero in mano, e so che tutte le città diventerebbero boschi. ” Lasciando parlare Smeraldina, introduco quest’opera di Carlo Goldoni datata 1745 ed ambientata a Venezia. La commedia di Goldoni è strabiliante, e rileggendo i copioni non si fa altro che immedesimarsi nelle vicende del tempo, con i vizi e le virtù che rispecchiano fedelmente anche la nostra attualità. Goldoni riuscì nelle sue opere a rappresentare la società del tempo, in tutte le sue sfaccettature. Ogni rappresenta