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Dalle cariatidi al "De Architectura" di Vitruvio

La "cariatide" (detta anche "canèfora") é una scultura utilizzata come colonna, che rappresenta una figura femminile. 

Secondo l'architetto romano Vitruvio, che ne parla già all'inizio del primo libro del suo "De Architectura", il nome (karyàtis) significherebbe "donna di Karya": le donne di quella città del Peloponneso sarebbero infatti state rese schiave, pur mantenendo le loro vesti e attributi matronali, dopo la sconfitta e la distruzione della loro patria, come punizione per l'appoggio fornito ai Persiani. 
In seguito gli architetti greci le avrebbero raffigurate come sorreggenti il peso dell'edificio, per tramandare il ricordo dell'evento. 

Il libro di Marco Vitruvio Pollione, intitolato "De Architectura" (ovvero, "Sull'Architettura") é un trattato latino scritto intorno al 15 a.C. 
E' l'unico testo sull'architettura giunto integro dall'antichità e divenne il fondamento teorico dell'architettura occidentale, dal Rinascimento fino alla fine del XIX secolo. 
L'opera costituisce inoltre una delle fonti principali della moderna conoscenza sui metodi costruttivi degli antichi romani, come pure della progettazione di strutture, sia grandi (acquedotti, edifici, bagni, porti) che piccole (macchine, strumenti di misurazione, utensili).

« Haec autem ita fieri debent, ut habeatur ratio firmitatis, utilitatis, venustatis. » ovvero: « In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la solidità, l'utilità, e la bellezza. » 
(Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, liber I, 2)

La prima immagine qui riportata rappresenta la vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera; la seconda in basso, rappresenta un particolare del "Tempio delle Cariatidi" situato presso l'Acropoli di Atene.


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