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La nascita di Afrodite


<< [...] Tu, beata,

sorridevi nel tuo volto immortale
e mi chiedevi del mio nuovo soffrire: perché
di nuovo ti invocavo:
cosa mai desideravo che avvenisse
al mio animo folle. "Chi di nuovo devo persuadere

a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto
verso te, Saffo?
Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole." [...] >>

(Poesia di Saffo, "Ad Afrodite", traduzione di S. Quasimodo)

Afrodite, la dea della bellezza e dell'amore, che i romani identificarono con Venere, era secondo Omero, figlia di Zeus e della ninfa Dione.
Ma nell'accezione comune tramandataci da Esiodo, ella era nata in primavera dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano che Cronos aveva scagliato in mare dopo la ribellione contro il padre.
Afrodite appena emerse dalle onde su una conchiglia di madreperla, fu spinta, grazie a Zefiro, sull'isola di Cipro (da qui l'appellativo "Ciprigna" a lei riferito).
Mossi i primi passi sulla spiaggia, fece sorgere fiori al suo passaggio, fu accolta, onorata e servita con vesti e gioielli, e condotta in cielo con un carro di gemme tirato da due colombe, pronta per esser data in moglie al dio Ἥφαιστος (Efesto).
La leggenda inoltre racconta che ella non solo ebbe in figlio ῎Ερως (Eros, il dio dell'amore), ma anche ᾿Αντέρως (Anteros, "colui che ricambia l'amore"); a voler dire che l'amore, per poter crescere, deve essere ricambiato.

L'immagine qui riportata rappresenta la "Nascita di Venere" di Sandro Botticelli (1482-1485).

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