Passa ai contenuti principali

I 10 romanzi storici più belli di ogni tempo

Il romanzo storico, genere tipicamente romantico, nacque e conobbe una grande espansione durante l'Ottocento.

In quel secolo la narrativa conquistò una posizione preminente sulle altre forme letterarie; la narrativa di ambientazione storica in particolare ricevette un forte impulso da una serie di fattori: la crescente affermazione del pensiero e del metodo scientifico favorì il rinnovamento degli studi storici e un forte interesse per le discipline storiche; sul piano filosofico si andava affermando l'idea che il concatenarsi degli eventi nel tempo, lungi dall'essere casuale, obbedisca a una logica precisa; anche a causa delle grandi guerre, si iniziò a concepire l'esistenza dell'individuo come qualcosa di fortemente condizionato dalla storia. 

Inoltre il romanticismo e i sentimenti nazionalisti fecero leva sulla rievocazione della passata grandezza dei popoli e accrebbero il senso storico degli scrittori; i rivoluzionari accadimenti storico-politici del secolo si nutrirono così di una narrativa in grado di fornire figure esemplari del passato alle quali ispirarsi.

1) "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni: si viene a colmare così finalmente una lacuna che la letteratura italiana si portava dietro da secoli: quella relativa alla mancanza del grande romanzo nazionale, una sorta di autobiografia del Paese attraverso la ricostruzione di un periodo significativo della sua storia.

2) "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: egli fotografa il momento di transito tra due mondi, da quello tardo feudale della Sicilia di metà Ottocento a quello, dai contorni ancora incerti, della "modernità" legata al nuovo Stato unitario, a cavallo dello Sbarco dei Mille e della formazione dell’Italia una e indivisibile.

3) "I Vicerè" di Federico De Roberto: anch'esso ambientato sullo sfondo delle vicende del Risorgimento meridionale. Attraverso la storia della famiglia Uzeda, l'autore racconta il trapasso dal vecchio al nuovo mondo che coglie assolutamente impreparate le vecchie classi dominanti del Sud, spingendole ancora di più in un vortice fatto di corruzione morale, avidità ed odio.

4) "La Cripta dei Cappuccini" di Joseph Roth: capolavoro novecentesco che va dall'inarrestabile processo di decadenza che investe gli Asburgo all'inizio del Novecento, al "momento di passaggio" cioè tra la fine dell’Impero austro ungarico e la tragica parentesi hitleriana.

5) "Guerra e Pace" di Lev Tolstoj: ambientato durante la campagna napoleonica di Russia del 1812.

6) "La Casa degli Spiriti" di Isabel Allende: narra le vicende del tragico colpo di Stato che sconvolse nel 1974 il Cile, quando i carri armati travolsero una straordinaria esperienza di democrazia, libertà e giustizia sociale per spianare la strada ad una ferocissima dittatura militare.

7) "La Pelle" di Kurt Suckert (alias Curzio Malaparte): ambientato tra la fine dell'occupazione nazista ed il primo dopoguerra italiano. Un potente e amaro affresco della Napoli del 1943, tra un agghiacciante degrado morale e civile e le speranze di una rinascita immediata.

8) "Il Resto di Niente" di Enzo Striano: questa é la storia di Eleonora Pimentel Fonseca, nobildonna napoletana di fine Settecento che si trasforma in fervente rivoluzionaria nella Napoli del 1799, dalla breve detronizzazione dei Borbone alla cruenta reazione sanfedista, che riporta sul trono Ferdinando IV ponendo fine all’esaltante esperienza repubblicana.

9) "Memorie di Adriano" di Margherite Yourcenar: incentrato appunto sulla figura dell'imperatore romano.

10) "Notre dame de Paris" di Victor Hugo: classico che ci rimanda ad un affresco epocale ambientato nella Parigi medievale.

Post popolari in questo blog

Dalle cariatidi al "De Architectura" di Vitruvio

La "cariatide" (detta anche "canèfora") é una scultura utilizzata come colonna, che rappresenta una figura femminile.  Secondo l'architetto romano Vitruvio, che ne parla già all'inizio del primo libro del suo " De Architectura ", il nome (karyàtis) significherebbe "donna di Karya": le donne di quella città del Peloponneso sarebbero infatti state rese schiave, pur mantenendo le loro vesti e attributi matronali, dopo la sconfitta e la distruzione della loro patria, come punizione per l'appoggio fornito ai Persiani.  In seguito gli architetti greci le avrebbero raffigurate come sorreggenti il peso dell'edificio, per tramandare il ricordo dell'evento.  Il libro di Marco Vitruvio Pollione, intitolato "De Architectura" (ovvero, "Sull'Architettura") é un trattato latino scritto intorno al 15 a.C.  E' l'unico testo sull'architettura giunto integro dall'antichità e divenne il fondamen...

Lo spettacolo teatrale "Così ce ne andremo" di Vittorio Calvino

In questi giorni, e più precisamente venerdì 24 aprile 2015 alle ore 21:00 , avrà luogo lo spettacolo "Così ce ne andremo" al teatro "Rosetum" in via Pisanello 1, Milano. La commedia qui rappresentata é stata tratta dall'opera omonima di Vittorio Calvino, giornalista, commediografo e sceneggiatore italiano, nato ad Alghero il 4 febbraio 1909, e deceduto a Monfalcone (dove si trovava per il varo dell'Andrea Doria), il 10 luglio 1956, a soli 47 anni. "Così ce ne andremo" é un radiogramma risalente al 1947, che tratta la storia di un uomo che, concluso il suo viaggio sulla Terra, giunge nell'Aldilà. Egli porta con sè una valigia contenente dei ricordi (alcuni piacevoli ed altri un po' meno) da cui non si vuole assolutamente separare. Il più anziano dei due custodi celesti a "guardia" dell'Aldilà gli concede però, in via del tutto eccezionale, la possibilità di scegliere un ricordo e di portarlo con sé. L'uomo rivive co...

La "Storia della colonna infame" di Alessandro Manzoni

Analisi dell'opera storiografica "Storia della colonna infame" di Alessandro Manzoni (conclusa nel 1829, e pubblicata insieme alla seconda edizione de "I Promessi Sposi"), a cura di Alessandro Mazzini, per "Oilproject": http://www.oilproject.org/lezione/manzoni-storia-della-colonna-infame-riassunto-e-commento-1836.html La "Storia della colonna infame", narra dell'intentato processo a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in seguito ad un'accusa - infondata - da parte di una donna del popolo, Caterina Rosa. Il processo, svoltosi storicamente nell'estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), giustiziati con il supplizio della ruota, sia la distruzione della casa-bottega di quest'ultimo.  Come monito venne eretta sulle...